Il Tarassaco, o Taraxacum officinalis, della famiglia delle Asteracee, è una delle piante più conosciute e diffuse dei nostri campi. Chiamato anche, a seconda delle regioni, Dente di leone, Soffione, Piscialetto, Girasole selvatico, Cicoria selvatica o insalata matta, è utilizzato da tempo immemore nella pratica erboristica di molte tradizioni, nonché dalla più moderna fitoterapia.

Nei prati verdi di primavera i suoi fiori gialli formano come un tappeto dorato, sono aperti di giorno quando il sole splende e si chiudono di notte. Restano chiusi anche quando il tempo è piovoso. Il nome Dente di leone si riferisce alla forma delle foglie e ai loro margini dalla dentellatura affilata e irregolare, che ricordano appunto la dentatura del leone. Quando il fiore appassisce lascia il posto all’inconfondibile soffione, che sparge tutto intorno i suoi semi alla minima folata di vento.

Il Tarassaco ha una spiccata affinità con l’apparato gastrointestinale, con le vie urinarie e con la pelle. E’ infatti un ottimo coleretico e colagogo, stimola cioè sia la produzione di bile da parte del fegato, sia lo svuotamento della cistifellea. E’adatto quindi a chi soffre di piccola insufficienza epatica (intolleranza per fritti e grassi, bocca amara, difficoltà digestive, sonnolenza post-prandiale, dermatiti, ecc.), epatosteatosi (fegato grasso), ipercolesterolemia e, per la sua azione diuretica, viene utilizzato anche in caso di ritenzione idrica e cellulite. In questo campo il suo impiego è particolarmente interessante grazie all’elevato contenuto di potassio, in grado di ripristinare quello eliminato attraverso la diuresi.

E’ dunque particolarmente indicato in tutte le condizioni in cui si renda necessario un drenaggio epato-renale. E’ anche un leggero stimolante delle funzioni intestinali grazie al suo buon contenuto di inulina, oltre ad essere lenitivo delle infiammazioni emorroidali per la sua azione blandamente antinfiammatoria. Tutte queste proprietà ne fanno una delle piante depurative più diffuse e amate.

Il Tarassaco viene apprezzato anche per uso alimentare: i fiori sono commestibili ma nella tradizione si utilizzano maggiormente i boccioli, che si possono mettere sott’aceto come i capperi (qualcuno li mette anche sott’olio o sotto sale). Le foglie, sia crude che cotte, dal delizioso sapore amarognolo, vengono impiegate in insalate, minestre, frittate o saltate in padella. Meglio utilizzare le foglie giovani crude e quelle più vecchie cotte, altrimenti queste ultime risulterebbero troppo coriacee.

L’impiego alimentare delle foglie è di per sé già un trattamento depurativo, oltretutto buona fonte di sali minerali e vitamine, ma sicuramente l’utilizzo del rizoma, che costituisce la droga vera e propria, ha un effetto più drenante, se non altro perché, per pareggiarne gli effetti, le foglie andrebbero assunte quotidianamente e in buona quantità. Le radici tostate costituiscono un discreto surrogato del caffè.

In Medicina Tradizionale Cinese, a livello energetico il Tarassaco è rinfrescante e la sua azione si esplica su tutti i 5 elementi, in particolare su determinati organi e funzioni: elemento Legno (funzionalità epatica), elemento Terra (digestione), elemento Metallo (pelle), elemento Acqua (diuresi) e infine elemento Fuoco (il sapore amaro tonifica Cuore e circolazione).

Tradizionalmente il rizoma si raccoglie in settembre-ottobre o a febbraio-marzo, prima che la pianta fiorisca; si lava per eliminare la terra e si recidono le radichette laterali. Il rizoma tagliato a fette viene quindi fatto essiccare al sole oppure in forno a bassa temperatura. Si conserva in contenitori con chiusura ermetica.
Per fini riequilibranti e curativi, il Tarassaco viene utilizzato sotto forma di infuso, tintura madre ed estratto secco.

Per quanto riguarda le controindicazioni e gli effetti indesiderati, a parte l’eventuale sensibilità individuale alla pianta, in letteratura non sono segnalati effetti tossici secondari ai dosaggi terapeutici. Si consiglia però di evitare l’assunzione in caso di gastrite o ulcera, a causa dei principi amari digestivi che possono determinare iperacidità. Attenzione anche all’assunzione in contemporanea a farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), poiché l’aumentata produzione di succhi gastrici da parte dello stomaco ne può amplificare la gastrolesività. E’ controindicato in caso di patologie ostruttive delle vie biliari o di patologie importanti a carico del fegato, come l’epatite. Cautela anche all’assunzione contemporanea di diuretici. Evitare in gravidanza, allattamento e periodo preoperatorio.

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